Come evolve il carattere degli eroi e dei super eroi dei fumetti?
La lettura delle caratteristiche dei personaggi dei fumetti ci può insegnare molte cose sulla cultura popolare negli Usa e di conseguenza un po’ di tutto il mondo, vista la rilevanza che ha l’America sul resto del pianeta.
Gli anni 30 sono come è noto gli anni della Grande Depressione, ma anche quelli di Roosevelt, delle riforme del New Deal, della lotta alla povertà. Sono anni in cui servono eroi, integerrimi e coraggiosi, capaci di contrastare il crimine e i cattivi in senso lato. È l’epoca degli eroi roosveltiani, cioè, di quei personaggi che possono mettersi dalla parte della giustizia e della moralità. Il più roosveltiano di tutti è Topolino, che grazie a intelligenza coraggio e onestà combatte non solo i delinquenti tradizionali come Gambadilegno, ma anche i corrotti che inquinano la purezza della società americana. E come Topolino ci sono i Mandrake, i Phantom, i Gordon, che su scenari diversi (dalle città americane, alla jungla africane, ai pianeti lontani e improbabili) combattono il crimine con le stesse caratteristiche, tutti onesti, belli coraggiosi.
Negli anni 40 gli eroi non bastano più: il nemico è prima il nazismo, e poi il comunismo, sistemi totalitari e feroci, non semplici bande di criminali. Ecco la nascita dei supereroi, che hanno superpoteri capaci di sgominare le più terribili e inquietanti minacce. Il primo è Superman, orfano che arriva da un altro mondo, primo eroe del fumetto a non avere i caratteri dell’americano anglosassone: Superman è bruno, non proprio longilineo, è un eroe che arriva da un mondo lontano, possiamo dire che è un italiano, o un ebreo, rappresentante della nuova ondata di immigrazione. Ed è un supereroe, capace con i suoi superpoteri di vincere le superpaure degli americani alle prese prima con il nazismo e poi con il comunismo.
Arrivano poi gli anni 60, gli anni dell’inquietudine. Ci sono ancora supereroi, ma non sono più riconosciuti come miti, amati dalle folle, imitati e invidiati. Spiderman è l’eroe sfigato, chiamato quando c’è bisogno di lui, ma temuto perché i suoi poteri sono segno di diversità e la diversità fa paura.